Seguendo un po’ le vicende del nostro Parlamento, e, ahimè, anche del Senato, risulta difficile non dare ragione a Schopenhauer. Prendiamo il caso dei parlamentari ignoranti. In un gustoso articolo L’Espresso ne fa la conta, basandosi sul numero di laureati, e non ne esce un quadro onorevole per gli onorevoli. Ora, possiamo indignarci, ed è certamente una reazione comprensibile, o gustarne l’aspetto comico, seguendo le numerosissime gaffe disponibili sui media, ma non possiamo negare il fatto (e dico “fatto”, non “opinione”, si badi bene) che chi ci rappresenta è stato eletto da noi, da me, da te che leggi, dal popolo. Metaforicamente, si intende; perché “io ho votato giusto!”, e anche tu avrai votato giusto, immagino; i presenti vanno esclusi di rito, perché sono gli “altri” che hanno sbagliato, in pieno accordo con quanto suggerito dalla voce della vanità, da non confondersi con la spesso citata “voce della verità” (fateci caso: quante volte la verità è menzionata dalla vanità?).
“homo sapiens”
La storia più affascinante mai scritta è quella dell’uomo. È affascinante per via del soggetto, l’uomo, che si proclama razionale e logico, ma è controllato dalle sue emozioni. Tanto per fare un esempio, l’uomo è controverso perché pur dotato di giudizio, si affida al pre-giudizio per formare le sue opinioni e per prendere, poi, le sue, talvolta drammatiche, decisioni. E questo fenomeno non accade per scelta, o per difetto, ma per fisiologia: ci siamo evoluti così, in nome dell’efficienza, per consentire al nostro meraviglioso cervello di stabilire, in pochi secondi, al primo incontro con uno Smilodonte [una tigre dai denti a sciabola, per intenderci], mai visto prima, se il colorato e morbido animale, così diverso, per dire, dall’inquietante Sarcosuchus Imperator [tipo un coccodrillo preistorico, comunque un animale brutto brutto] appartenga alla categoria “ma che bel gattone che sei” oppure a quella “macchina da sterminio”. Insomma il pregiudizio è un sorta di coprocessore matematico, che accelera le funzioni cerebrali, progettato per salvarci la vita, ma vai a pensare che poi avrebbe prodotto i negri e gli juventini.
Ecco dunque spiegato perché ci siam fatti convincere a eleggere in rappresentanza del popolo italiano qualche negazionista, una paio di pornostar, un buon numero di indagati, una vasta serie di nemici del congiuntivo, una pletora di soggetti prevedibilmente determinati a farsi i casi loro, ma anche un sorprendente drappello di salvatori della patria, talebani dell’ecologia, del populismo, del cambiamento, tutti rigorosamente evangelisti del “perché lo chiedono gli italiani!”, anche se poi in parlamento rappresentano il 20%, il 15, il 7, il pocopercento degli italiani. Una caratteristica comune, i nostri politici ce l’hanno: scarsissime conoscenze dell’inglese, o di qualunque altra lingua straniera, e quandanche ne conoscano vagamente la grammatica resta tassativo per loro mantenere inalterato, nella pronuncia, l’accento e le inflessioni dialettali e che qualunque fonema diverso da quelli propri della lingua italiana venga traslitterato (They are - SZei ar, Whater – Vater, ecc.), così che i tratti distintivi dell’italianità vengano preservati anche nella denegata ipotesi che si debbano intrattenere rapporti con l’estero.
“codcast italia”
Il qui presente estensore, parlando anche a nome di chi spende la sua quotidianità in Codcast Italia, ha stabilito ormai molti anni fa di osservare e riflettere delle bizzarrie appena accennate qui sopra, per migliorare il suo autocontrollo, per riconoscere le trappole tese dai processi cognitivi, per costituire attraverso l’esperienza una competenza che possa essere condivisa con altri, a partire dai più giovani, e questo nella speranza di favorire la costituzione di solidi rapporti fra esseri umani governati dalla ragione come alternativa alle sottili arti di persuasione descritte nell’opera di Schopenhauer.
Chiunque può pensare meglio e parlare meglio, ma non sarebbe meglio se lo scopo di questa retorica fosse far emergere la verità, trovare un accordo soddisfacente per tutti, consolidare le relazioni costruendo rapporti di fiducia, oltrepassare la vanità e arrivare ad ammettere di avere, diononvoglia, solo qualche volta, torto? Mostrarsi vulnerabili è la spina che connette le persone; l’umiltà è il primo presupposto alla formazione di rapporti franchi e duraturi.
“Scopo della comunicazione è stabilire rapporti, non imporre slogan.” Daniele Belloli, Codcast Italia.